Donna voltese pubblica 'Voli di memoria'. Vita, Traversie e miracoli di una donna del 1940, poco istruita ma con tanta voglia di scrivere. |
Incipit del libro 'Voli di memoria'
Nata durante la seconda guerra mondiale in un paese del nord d’Italia sito sulle dolci colline moreniche, a pochi chilometri dalle montagne, da genitori (allora si diceva anziani, oggi non è più così) diciamo avanti d’età, la mamma quaranta e il marito quarantuno, il padre era un ragazzo del 1899.
Il primissimo ricordo della sua infanzia Tamara si rivede in braccio ad una ragazza bionda con due stupendi occhi azzurri che l’accarezza togliendole i capelli dagli occhi, rivede la bimba questi occhi chiari che la guardano con amore, no, non era la sua mamma quella la mamma la conosceva bene, ed allora chi era quella sconosciuta che stava parlando animatamente con il suo adorato nonno Ettore e con i vicini di casa? Era così bello essere accarezzata e coccolata; capì poi che essa era la sorella maggiore di sedici anni Norina.
Si rivede ancora piccolissima in questo grande cortile pieno di anatre, oche, galline e pulcini; rivede i tre letamai uno per famiglia, i tre grandi alberi di fico ed anche il grande mucchio di fascine poste sopra il rifugio scavato sotto terra dagli uomini della contrada che tutte le sere per quattro anni si ritrovavano stretti con le rispettive famiglie sperando e pregando che gli aerei tedeschi non gettassero bombe più grosse al posto delle farfalline. Cosi le chiamavano i bimbi del paese, erano avvisati dai genitori di non raccoglierle ma di avvisare caso mai le avessero trovate. In quegli anni del dopo guerra molti bimbi e adulti si ritrovarono senza le dita delle mani per lo scoppio delle piccole bombe con la forma di quel meraviglioso insetto.
La bimba in seguito ...
Il primissimo ricordo della sua infanzia Tamara si rivede in braccio ad una ragazza bionda con due stupendi occhi azzurri che l’accarezza togliendole i capelli dagli occhi, rivede la bimba questi occhi chiari che la guardano con amore, no, non era la sua mamma quella la mamma la conosceva bene, ed allora chi era quella sconosciuta che stava parlando animatamente con il suo adorato nonno Ettore e con i vicini di casa? Era così bello essere accarezzata e coccolata; capì poi che essa era la sorella maggiore di sedici anni Norina.
Si rivede ancora piccolissima in questo grande cortile pieno di anatre, oche, galline e pulcini; rivede i tre letamai uno per famiglia, i tre grandi alberi di fico ed anche il grande mucchio di fascine poste sopra il rifugio scavato sotto terra dagli uomini della contrada che tutte le sere per quattro anni si ritrovavano stretti con le rispettive famiglie sperando e pregando che gli aerei tedeschi non gettassero bombe più grosse al posto delle farfalline. Cosi le chiamavano i bimbi del paese, erano avvisati dai genitori di non raccoglierle ma di avvisare caso mai le avessero trovate. In quegli anni del dopo guerra molti bimbi e adulti si ritrovarono senza le dita delle mani per lo scoppio delle piccole bombe con la forma di quel meraviglioso insetto.
La bimba in seguito ...